Lo Zampino
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Un viaggio culinario a Palermo

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busiate al pistacchio
cassata
cibo
chiostro 2

A ottobre 2023 ho vissuto uno di quei viaggi culinari che ti attraversano il palato e ti restano nel cuore: quattro giorni a Palermo insieme alla mia amica di sempre, Fuxia.

Mesi prima, un messaggio: “Ragazze, ho appena acquistato dei biglietti andata e ritorno Bari-Palermo a 30 euro. Chi vuole venire?”

Le mie due amiche sangiulianesi, Rosanna e Nicoletta, hanno accettato di buon grado la proposta. Eravamo entusiaste. Poi però Nicoletta, madre all’epoca del solo Nano 1 (ora ha anche una bellissima Nana 2) ha dovuto rinunciare al viaggio, causa “inserimento asilo nido”.

Quindi siamo partite in due, dal mio paese di origine: io e Fuxia.

Già la partenza sembrava l'inizio di un film d’azione: siamo arrivate all’aeroporto di Bari con appena 15 minuti di margine sul volo, dopo un viaggio degno di Fast & Furious. Un incidente in autostrada e una chiusura improvvisa ci hanno fatto accumulare ritardo, mentre il proprietario del parcheggio, ormai più ansioso di noi, ci chiamava ogni dieci minuti per sapere se ci fossimo perse nel nulla. Adrenalina alle stelle, ma alla fine, ce l’abbiamo fatta per un soffio! Era iniziato così il nostro pretrentesimo.

Poi, l’atterraggio. Palermo ci ha accolte con il suo sole d’autunno, i profumi intensi e quella bellezza un po’ scomposta ma autentica, che conquista senza chiedere il permesso.

Turismo gastronomico: atto primo. Appena messo piede in città, Rosanna ha inaugurato l’arrivo con stile: un enorme pezzo di sfincione divorato in tre morsi, seguito da un cannolo (per non farsi mancare nulla) e un caffè, a chiudere il trittico come da tradizione. La sera, invece, abbiamo mangiato pane e panelle con un’amica e collega dell'università che ci aveva raggiunte da Alcamo per “istruirci” e guidarci nella scelta della prima cena palermitana. Rosanna è riuscita a mangiare il pane cu la meuza, chapeau!

Il secondo giorno, invece, sembrava che stessimo partecipando a un reality show dal titolo “Sopravvivere alla bellezza (e alle calorie) di Palermo”.

Abbiamo visitato il maestoso Teatro Massimo, dove abbiamo optato per una visita guidata, che consiglio vivamente: la guida che ci ha accompagnate alla scoperta della storia dell'edificio era estremamente professionale e il suo tono accattivante. Ma io sono di parte.

Poi, la Cattedrale, imponente come una diva sul red carpet; il Palazzo dei Normanni, meraviglioso sì, ma talmente affollato da sembrare di essere ad un concerto.

Il Chiostro di Santa Caterina, poco dopo, ci accolse come un’oasi: silenzioso, fresco, rilassante… e con una pasticceria che utilizza per la creazione dei propri prodotti le ricette delle suore. Dopo il giro sui tetti, con vista mozzafiato sulla città (e un discreto rischio caduta causa imbranataggine cronica della sottoscritta nello scendere le scale), ci siamo lasciate tentare dai loro dolci. Anzi, diciamolo pure, ci siamo arrese senza combattere: ho sfiorato un picco glicemico da manuale, ma senza rimorsi. Ho mangiato uno dei cannoli più buoni della mia esistenza terrena (e forse anche di quelle precedenti): croccantezza, cremosità, perfetto bilanciamento di tutti i sapori.

E poi Ballarò, che non travolge, ma investe. Colori, urla, profumi, musica, friggitorie ad ogni angolo… un’esperienza multisensoriale che resta appiccicata addosso, un po' come l’odore di fritto sui capelli! Lì abbiamo mangiato caponata, arancine e tutto ciò che sembrava edibile. Contenersi? Ci avremmo pensato al ritorno.

Il terzo giorno, nonostante l’intenso tour di quello prima, abbiamo deciso di raggiungere con il bus urbano l'imperdibile Duomo di Monreale, un'esperienza che lascia davvero senza fiato. La maestosità dei mosaici, la luce che filtra tra le colonne… roba che fa sentire piccoli piccoli.

Poi, il pranzo da Peper’s: localino che abbiamo trovato proprio alle spalle del Duomo, dove non solo le ragazze che lo gestiscono sono state cordiali e alla mano, ma ci hanno trattato come se fossimo amiche di vecchia data. E i piatti? Beh, le busiate al pesto di pistacchio erano così paradisiache che, se non avessi temuto di finire in coma glicemico per il secondo giorno consecutivo, avrei fatto bis e tris. I prezzi, per giunta, più che onesti (prendete nota). La location? Pittoresca, curata in ogni dettaglio e con uno dei servizi igienici più belli che io abbia mai visto. Se passate da quelle parti, fate un salto, anche solo per vedere il bagno (lo so, suona strano, ma è veramente un'attrazione).

Particolarmente toccante è stato per me visitare la tomba di Giovanni Falcone presso la Chiesa di San Domenico: lì non ho potuto trattenere la commozione. Palermo è anche questo: memoria. Siamo passate davanti al murale di Falcone e Borsellino, simbolo potente di giustizia e speranza, e poi ci siamo rilassate nei Giardini Garibaldi. Abbiamo visto la celebre Piazza dei Quattro Canti, cuore barocco di Palermo e dopo abbiamo continuato con gli assaggi: spritz al limone, vino locale, cassata al forno.

L'ultimo giorno, prima di ripartire, anche se sazie di sapori, intensità e tradizione, siamo andate al ristorante Ferro di Cavallo, dove ho assaggiato per la prima volta gli anelletti al forno: amore puro. E in poche ore, eravamo già sul bus che ci avrebbe riportato all'aeroporto, le papille gustative soddisfatte e il cuore pieno di cultura, emozioni e risate con Fuxia.

Palermo, ci rivedremo. Sono pronta per lasciarmi affascinare ancora.